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Lei è stata il mio Virgilio...

R.


Riscoprire se stessi - Dr.ssa Vidheya Del Vicario Psicologa Milano

“...senza il percorso che ho fatto con lei, questa sensazione non ci sarebbe”

Ambito d'intervento: Crescita e benessere psicologico

Cara Doc,

è passato quasi un anno o forse di più da quando mi chiese di scrivere per il suo sito due righe su cosa abbia significato per me essere in terapia con lei.


Ho aspettato, ho rimandato, ho tergiversato, come so di essere brava a fare. Scrivo adesso, in un momento della mia vita particolarmente duro e anche rivelatore. Mio padre è malato e nella mia famiglia sembra essersi accesa una miccia più o meno lunga che farà esplodere la polveriera. O forse è già esplosa in parte, chissà.


Come mi sento, io? Triste, arrabbiata, delusa e molto altro ancora, ma percepisco uno stato d’animo di fondo, forse potrei definire questa sensazione serenità, se non addirittura forza. Spingendomi un po’ più in là, potrei addirittura chiamarla equilibrio. Ma una cosa la so: senza il percorso che ho fatto con lei, questa sensazione non ci sarebbe.

Lei è stata il mio Virgilio, la guida che mi ha accompagnato nell’Inferno e nel Purgatorio miei personali. Mi ha preso per mano e mi ha fatto andare in posti dove da sola non sarei mai andata, a frugare, vedere e affrontare luoghi dove non avrei avuto il coraggio di dare una sbirciatina. Ha lasciato che dessi un senso a tutto quello che ho trovato, accompagnandomi in mezzo al dolore e alla sofferenza che mi covava dentro e mi ha aiutato a uscirne con una nuova, potente consapevolezza.


Ho (ri)scoperto aspetti di me stessa, del mio valore, delle mie risorse, come un archeologo che scopre sotto strati di polvere, terra e macerie degli strumenti di qualche antica civiltà, dimenticati e semi-distrutti, ma che si rende conto con stupore di quanto ancora siano indispensabili e preziosi alla vita. Lei mi ha insegnato a riparare quegli strumenti e a tenerli con me.

Ho imparato ad accogliere anziché a contrastare, ad avere fiducia anziché temere, ad accettarmi anziché darmi addosso, a chiedere quello che mi fa bene a dire no a ciò che mi fa male.


Ci sono consapevolezze venute a galla con la terapia, salite in superficie dal fondo di abissi nei quali mi impegnavo a ricacciarle. Per esempio la consapevolezza di appartenere a me stessa. Se là fuori accade il peggio, se un treno mi viene addosso, nessuno può portarmi via il mio io. Un io mutevole, ricco, complesso, per il quale provo un tenero affetto.


Tutto questo mi accompagna oggi nella mia vita, una vita diversa da quella di quando venivo in studio da lei. Certo, ci sono ancora degli aspetti su cui lavorare, “comfort zone” da abbandonare e territori che vale la pena esplorare, non fosse per certe paure che non voglio attraversare. Nel mentre, in questi mesi, è poi accaduta quella cosa da nulla che è diventare madre: in mezzo allo sconquasso di un evento che ti rivolta la vita come un calzino e porta un bel corredo di nuove ansie, sento di poter contare su di me.


Ho quasi timore a dirlo, per paura di essere presto smentita dai fatti, ma tutto sommato sento di poter affrontare persino i terremoti familiari con uno spirito diverso. Ce la posso fare, mi dico.

E forse forse inizio a crederci.

Grazie Doc.

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