google-site-verification: googleab2887ccd4f0e49e.html Testimonianze: dipendenza affettiva | psicologo Milano - dr.ssa Del Vicario
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  • Immagine del redattoreDott.ssa Vidheya Del Vicario

“Se lei salva lui, chi salva lei?”

Bianca

“Probabilmente il mio bambino, che oggi compie due mesi, non esisterebbe”


Uno dei miei primi pensieri appena ho partorito è andato alla dott.ssa Vidheya. Non avevo più contatti con lei da parecchio tempo, da quando “finalmente” ero riuscita, grazie a Lei, a tornare a vivere a casa del mio ex fidanzato. Quell’uomo che prima mi aveva adorata poi, piano piano distrutta, uccidendomi dentro con il mio consenso. Ero arrivata dalla dottoressa in quanto una delle mie migliori amiche, esausta dei miei racconti in preda a pianti disperati, una sera mi ha guardata dicendomi “B. io ti ascolto e ti ascolterò fin che vorrai ma io arrivo fino ad un certo punto nell’aiutarti, perché non vai dalla mia psicologa? Fammi un regalo vacci e poi vedi e decidi se tornare..ma vai almeno a conoscerla”.

Io sono sempre stata scettica della figura dello psicologo. Ho sempre pensato che ognuno deve farcela da se. Ma in quel momento essendo disperata decisi di andare dalla dottoressa.

La mia richiesta era chiara “voglio tornare con lui” punto. Ero consapevole si trattasse di un rapporto malato ma piuttosto che stare male come stavo preferivo stare con lui. Un rapporto fatto di ricatti sottili, di cattiverie e offese continue, di notti insonni per placare i suoi attacchi di depressione e le sue continue insicurezza, di chiamate senza risposta alle mie chiamate da parte sua ma di un obbligo da parte mia a rispondere sempre e comunque, di un marcare e rimarcare le mie insicurezze estetiche sul mio peso da quasi anoressica dicendomi che le mie gambe erano sempre grosse. La diagnosi della dottoressa fu subito ben chiara: dipendenza affettiva. Io non riuscivo a stare senza di lui e lui senza di me ma lui metteva in atto un atteggiamento distruttivo nei miei confronti. Un legame malato ci univa, un legame che solo tra certe persone con certe caratteristiche si può instaurare. Un meccanismo agli occhi degli altri inaccettabile e folle. Così la dottoressa capendo il mio disagio mi promise che con lui ci sarei tornata, non vedendo io altra via d’uscita, con la promessa da parte mia che tornata in relazione con lui avremmo poi lavorato affinché io me ne andassi di casa appena fossi stata più forte. Io che ero molto scettica del percorso che stavo iniziando mi resi conto che la dottoressa aveva perfettamente inquadrato il personaggio e la situazione e che se io mi comportavo come lei mi indicava lui si avvicinava sempre più a me. Alcuni dei suoi consigli a me parevano lo portassero ad allontanarsi da me, invece tutto si avverava come lei mi premoniva. Alla fine, in poco più di un mese di questo gioco malato, con lui ci sono tornata ma appena tornata a casa sua non sono più voluta andare dalla dottoressa perché sapevo che il nuovo percorso che avremmo fatto mi avrebbe allontanata da lui. La dottoressa mi disse che sapeva che non sarei più andata. Questo accadeva a novembre. Io sempre più debole nel rapporto, lui sempre più forte. Sopportavo l’insopportabile, una continua violenza psicologica, vivevo nel terrore di fare qualche cosa che lo facesse arrabbiare, che mi potesse cacciare da casa sua da un momento all’altro, la mia famiglia che era incredula e disperata per i miei comportamenti, mia mamma, figura per me molto forte e alla quale io non avrei mai disatteso un suo parere/consiglio, non mi parlava più. La mia vita era un disastro. La dottoressa non l’ho più sentita, non volevo sentirla ma portavo nel cuore e nella mia testa ogni sua frase. “Se lei salva lui, chi salva lei?”. Il marzo successivo me ne sono andata da casa sua una notte. Questa volta ho fatto le valigie immediatamente, cosa che non avevo fatto la prima volta che me ne ero andata perché inconsciamente per entrambi rimaneva un legame tra noi e lui non voleva che restituissi le chiavi di casa. Questa volta è stato diverso, ho deciso io. Sono tornata a casa dei miei genitori disperata ma con un senso di libertà. Sono stata accolta come si accoglie una pazza alla quale non si crede più. E come dargli torto. Quando me ne sono andata ho fatto tutto ciò che la dottoressa mi aveva detto mesi prima, ho seguito i suoi consigli e nonostante tanta fatica, paura di rimanere sola sono riuscita ad uscirne. Oggi mi sono sentita di scrivere alla dottoressa questo messaggio che riporto che dice più di mille parole “Buonasera dottoressa, so’ che la mia amica M. le ha portato i miei saluti. Le volevo già scrivere da tempo...in particolare l’ho pensata il giorno stesso, due mesi fa esatti oggi, che è nato il mio bambino F.. Ci tenevo a ringraziarla perché sono certa che senza il suo “aiuto” non sarei qui in questa situazione oggi e probabilmente nemmeno F. esisterebbe. Quando sono tornata con L. era novembre 2016 e le cose non erano assoluta cambiate, come lei aveva previsto. Il marzo successivo ho deciso di andarmene facendo quella volta immediatamente le valigie e senza mai più rispondere a uno dei suoi messaggi....per non rientrare nel solito gioco a me ormai noto. Non è stato facile ammetto ma ho trovato la forza in ciò che lei mi ha detto durante le nostre sedute. In particolare una sua frase “Se lei salva lui chi salva lei?” mi ha dato grande forza. Mi piacerebbe trovare il tempo di raccontarle l’epilogo di quella storia malata. Ora sono felice, vivo tra qui e Londra dove lavora il mio compagno (anche lui però di Milano) una persona buona, che mi adora e totalmente diversa da L.. Ho capito che l’amore non è sofferenza. Poi le mie tante debolezze rimangono. La ringrazio di cuore.”

Oggi sono mamma, mio grande desiderio, ho un compagno che mi ama realmente. Posso dire di avercela fatta. Ho accettato di scrivere, e l’ho fatto di getto, questa mia testimonianza perché spero possa essere utile alle tante donne che vivono situazioni analoghe alla mia. Che subiscono violenze psicologiche e rimangono consapevolmente in rapporti malati. Dove non si ha l’occhio nero ma un dolore dentro e una paura di vivere che non si può descrivere. Ero terrorizzata appena mi sono lasciata di stare sola ma quando ho smesso di averla ho trovato la persona giusta ed e’ arrivato il mio bellissimo bambino in meno che me lo aspettassi.

In fondo bisogna avere coraggio e io con l’aiuto della dottoressa, della mia famiglia e delle mie tante care amiche ce l’ho fatta. Grazie, Bianca


Ambito d'intervento: dipendenza affettiva
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